NUOVE EDIZIONI IL 1 e 15 APRILE 2020

Vivere confinati in un tempo sospeso, una bolla temporale che si affaccia sull’ignoto. Vivere su una soglia pensando che prima o poi dovremo attra-versarla, che questo tempo vuoto avrà un limite, anche se oggi non sap-piamo ancora quando e cosa troveremo al di là della porta.

In questa zona di confine, in questa terra di mezzo in cui da qualche setti-mana tutti noi viviamo, sperimentiamo ogni giorno emozioni contrastanti che è sempre più difficile tenere insieme.

Isolati nel chiuso delle nostre case, gli oggetti che da sempre fanno parte del nostro quotidiano ci guardano minacciosi. Sono tutti lì, a portata di ma-no, rassicuranti e inesorabili, troppo vicini per poterli evitare, sembrano di colpo essersi caricati di significati misteriosi con cui fino a qualche giorno fa non eravamo abituati a confrontarci.

Improvvisamente, tutto quello che nel tempo concitato di prima conferiva stabilità e normalità alle nostre vite, la rassicurante sensazione domestica di casa, focolare, intimità familiare, sta rivelando la sua faccia nascosta, quella che fino ad ora avevamo cercato di non vedere. Oggetti e ricordi spuntano minacciosi da ogni parte dietro l’apparente normalità in cui vorremmo rifu-giarci, e dietro ad essi appare di colpo quello che Freud ha chiamato il “per-turbante”.

La rimozione non è più possibile. Come in un sogno, non sappiamo ancora se bello o brutto, il “giardino nascosto” della nostra intimità più profonda si rivela attraverso vaghe sensazioni di inquietudine e timore, uno spaesa-mento interiore che riaffiora da un mondo lontano e che sembra essere an-che incredibilmente attraente, perché ricorda qualcosa che in fondo sap-piamo di avere sempre cercato. Qualcosa che lascia intravedere la possibi-lità di allargare il confine stretto e angusto della coscienza in cui l’Io rimane troppo spesso imprigionato, ma che porta con sé anche il presentimento di un pericolo in cui potremmo perderci.

Oggi stiamo probabilmente vivendo un trauma collettivo, immersi in un tem-po immobile, irrigidito nella staticità di un presente, scandito dalla ripetizione insensata di giornate tutte uguali, segnate da una durata che ancora non siamo in grado di misurare. Brancoliamo nel buio di un futuro che non ri-usciamo a immaginare, nell’arco della stessa giornata oscilliamo tra euforia e depressione, potenza e impotenza. Superare il trauma richiede accettare la possibilità di un cambiamento e la capacità di confrontarsi con le proprie paure. Saremo capaci di farlo? Torneremo più come prima? Oppure il giar-dino dell’Eden è irrimediabilmente perduto?

Immagini di questo perturbante che ci accomuna sono apparse nei sogni scambiati nella Matrice del Social Dreaming Online del 17 marzo scorso, a poco più di una settimana dalla prima emergenza COVID 19 che ha imposto a tutti il divieto di uscire di casa se non per ragioni di assoluta necessità. Fichi secchi disposti in ordine sparso su un tavolo di cucina, neri, morti, disi-dratati; scatole di scarpe impilate una sull’altra che somigliano a bare; bic-chieri che si sgretolano in mano, sono i segnali segnali di una quotidianità inquietante che, al di là delle apparenze, sembra non avere più nulla di fa-miliare.

Al Domestico si contrappongono, nei sogni, immagini del Selvatico, il mondo degli istinti ormai sfuggito al controllo che prende di colpo il sopravvento, una sorta di punizione divina da cui non sappiamo come difenderci: divinità solari con la testa di uccello; uccelli abnormi simbolo di trascendenza e di arti magiche divinatorie; e il colore giallo, simbolo del sole e del potere, che in alchimia rappresenta lo stadio della “citrinitas”, trasformazione e rinascita di energie senza controllo, che spaventano.

L’immagine della porta segna il confine tra i due diversi mondi del Domesti-co e del Selvatico: trovarsi davanti a una porta chiusa contiene sempre una domanda, un dilemma: aprire la porta oppure no? Vietato entrare è un’ammonizione frequente, indica un varco tra due dimensioni, rappresenta al tempo stesso una possibilità e un divieto, lascia intravedere un pericolo. La porta rappresenta la soglia tra due mondi, il confine tra interno ed ester-no, tra il noto e l’ignoto, tra il sonno e la veglia; indica la possibilità della trascendenza e il coraggio dell’immaginazione, ma evoca anche la neces-sità di rituali propiziatori, di protezione, da sempre affidata a immagini sacre a custodia della soglia.

La finestra rappresenta invece il confine tra il Dentro e il Fuori, tra il giardino segreto della nostra intimità e lo spazio esterno che non riusciamo più a immaginare. La finestra è un’apertura sul mondo che incarna il desiderio del fuori, la brama di fuggire, la voglia di vedere cosa c’è al di là dello sguardo. La finestra sollecita l’immaginazione, è una spinta ad andare oltre il limite imposto dallo sguardo. Evoca la soglia sottile che separa il visibile e l’invisibile, secondo la celebre frase del Piccolo Principe “l’essenziale è in-visibile agli occhi”; è al tempo stesso finestra sull’eternità e memoria di un giardino perduto. La finestra, infine, è un limite, ma è anche un limite che possiamo controllare, aprire e chiudere, possiamo far entrare la luce o schermarla con una tenda se è troppo forte, permette di indovinare la pre-senza e la necessità dell’ombra; la finestra indica il passare del tempo, divi-de il giorno dalla notte, dà un ritmo all’esistenza e rassicura che il domani sarà uguale all’oggi. Questi alcuni degli stimoli che abbiamo raccolto dai sogni il 17 marzo scorso. Continueremo a sognare insieme, in altre due edi-zioni di Social Dreaming online previste nelle date sotto indicate.